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giovedì 29 dicembre 2011

Insonnia : come sopravvivere (bene) senza NOPRON

Nopron un nome che tante mamme conoscono bene perché è il famigerato medicinale salva notte per i più piccoli.

Molte volte ho dovuto rifiutare la prescrizione alle mamme che, a volte con insistenza, ne facevano richiesta....

In effetti non mi è mai sembrato giusto somministrare sostanze chimiche ai bambini “vivaci” solo per far trascorrere agli adulti qualche notte più tranquilla !

Finalmente a partire dal 2 gennaio 2012 il Nopron viene ritirato dal commercio in conseguenza della sospensione delle autorizzazioni dei Laboratoires Genopharm – Francia e dell’officina di produzione Alkopharm Blois.

L’Agenzia italiana del Farmaco ha comunicato che dal 21 dicembre non vengono più rilasciate autorizzazioni all’importazione per il medicinale Nopron Enfant 15 mg/5ml 150ml né per altri farmaci delle aziende coinvolte dal citato provvedimento.



Date un' occhiata  al post precedente, forse troverete una soluzione ...




I bambini sono programmati per dormire con i loro genitori.
Il senso tattile è il senso più importante nei  primati  (ordine di cui l'uomo fa parte), insieme alla vista.
I giovani primati vengono portati sul corpo della loro madre e dormono con lei per anni dopo la nascita, spesso anche per molto tempo dopo lo svezzamento. 

L'aspettativa per madre e figlio è di dormire insieme e per il bambino di essere in grado di poppare durante la notte tutte le volte che ne sente il bisogno.

Bambini normali, sani e allattati al seno, che dividono il sonno con i loro genitori, non dormono "per tutta la notte" (diciamo 7-9 ore senza svegliarsi) finché non arrivano a un'età di 3-4 anni quando non hanno più bisogno di poppare durante la notte.



Ripeto: ciò è NORMALE e SALUTARE come indicano le ricerche del dott. James McKenna  sulla condivisione del sonno.

E' conveniente per i genitori? No!

E' difficile per alcuni nuovi genitori? Si!


Non c'è dubbio, che c'è un abisso fra quello che la nostra cultura ci insegna ad aspettarci per quanto riguarda le abitudini del sonno dei neonati (leggere una storia, spegnere la luce e non vederli più per 8 ore) e il modo in cui dormono realmente se sono sani e normali.

Ma il primo passo per accettare il fatto che un neonato non dorma per tutta la notte oppure che non voglia dormire senza la madre, è rendersi conto che:

* Non dormire per tutta la notte fino a un'età di 3-4 anni è un comportamento normale e sano per i bambini.

* Il bambino non è difficile e non vuole manipolare la madre, ma è normale e sano e si comporta in modo appropriato per la nostra specie.


Una volta che si è abbandonata l'idea di avere 8 ore di sonno ininterrotto e si comincia a vedere le interazioni notturne con il proprio bambino come preziose e passeggere, ci si abituerà velocemente. 
E' utile la lettura del libro del Dr. Sears "Fare i genitori durante il giorno...e la notte" .



Per coloro che comunque preferiscono abituare il bambino a dormire da solo è opportuno utilizzare una tecnica di condizionamento come quella che segue :

Schema orientativo di rieducazione al sonno attraverso una associazione di tecniche comportamentali.
  1. Evitare di stimolare il bambino (ad es.giochi "eccitanti") durante le tarde ore serali
  2. L’ambiente dove dorme il bambino deve essere tranquillo, silenzioso e poco illuminato con temperatura intorno a 20° C.
  3. Il bambino non deve essere mai troppo coperto.
  4. I farmaci e gli alimenti contenenti xantine - caffeina, teofillina e teobromina - (coca-cola, cioccolata, caffè, tè, ecc vanno evitati nelle ore del tardo pomeriggio e della sera.
  5. Evitare il bagno la sera quando il bambino presenta difficoltà di addormentamento.
  6. Evitare i sonnellini diurni troppo frequenti e troppo lunghi, specie nelle ore serali.
    Creare un rituale per l' addormentamento 
(salutare i giochi, raccontare una favola, cantare una ninna-nanna, ecc.).
L’orario di addormentamento serale e di risveglio mattutino devono essere costanti.

Il bambino deve imparare ad associare l’immagine del letto con il sonno e ad addormentarsi da solo, sempre nel suo letto e con le stesse modalità, non in braccio a qualcuno o in altri luoghi.

Coccolare il bambino per tranquillizzarlo, lasciando però la stanza prima che si sia addormentato.

Se il bambino inizia a piangere, lasciarlo piangere per un breve periodo  (1-2 minuti) prima di intervenire; poi andare a tranquillizzarlo lasciandolo nel suo letto e interagendo il meno possibile con lui; quindi, uscire dalla stanza.

Se il bambino rincomincia a piangere aspettare più a lungo (2-5 minuti) prima di intervenire nuovamente.
Allungare progressivamente il tempo di attesa prima di intervenire, finché il bambino non si riaddormenta da solo.

 La prima sera si può attendere fino a 15 minuti, poi si fa addormentare il bambino secondo le vecchie abitudini, avendo cura di metterlo nel lettino prima che sia completamente addormentato.
La seconda sera si attende fino a 20 minuti, la terza sera fino a 30 minuti, e via di seguito.

 * Durante i risvegli notturni si adotta la stessa tecnica di ritardo progressivo seguendo il seguente schema*

      Giorno             I risveglio              II risveglio            III risveglio           Risvegli successivi
      1                       1’                            3’                            5’                            5’
      2                       5’                            7’                            9’                            11’
      3                       7’                            9’                            11’                         13’
      4                       10’                         12’                         15’                           20’
      5                       12’                         15’                         20’                           25’

    * Tale schema va personalizzato alla coppia genitore bambino, adattando i tempi di attesa, alla situazione logistico-ambientale (appartamento o villino isolato, tolleranza dei vicini, ecc.), alla qualità della relazione madre-bambino ed al livello di stanchezza dei genitori.






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