Un recente studio è stato condotto in Cina da parte della Michigan State University.
I ricercatori statunitensi si sono occupati di andare alla ricerca dei geni che rendono i batteri resistenti agli antibiotici all'interno di allevamenti di suini presenti in Cina.
Tali geni sono stati definiti da parte
degli esperti come altamente mobili, in grado cioè di trasferirsi ad
altri batteri, che potrebbero essere causa di malattie per l'uomo
La loro presenza è stata ricercata ed individuata nel suolo, nel compost e nel letame
presente in tre grandi allevamenti di suini .
La concentrazione degli stessi è stata giudicata come enormemente superiore alla norma: da 192 a ben 28 mila volte maggiore a quanto ci si sarebbe attesi di rilevare.
La concentrazione degli stessi è stata giudicata come enormemente superiore alla norma: da 192 a ben 28 mila volte maggiore a quanto ci si sarebbe attesi di rilevare.
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La situazione è stata definita come altamente preoccupante, poiché nel
caso di infezioni nell'uomo provocate da batteri diventati resistenti
agli antibiotici, esse non potrebbero essere curate tramite tali
farmaci.
La ricerca condotta da parte degli esperti statunitensi si è concentrata sulla Cina, ma riflette una situazione presente in diversi Paesi del mondo.
L'uso degli antibiotici è alla base della medicina moderna ed ha portato enormi cambiamenti in particolare in termini di aspettative di sopravvivenza dei bambini fino all’età adulta.
Poichè gli antibiotici sono stati, e continuano ad essere dei farmaci salvavita, si è diffusa l'idea che debbano essere utilizzati ogni qualvolta ci sia il minimo sospetto di infezione "per non correre rischi", "per far guarire più in fretta", "perchè il muco è giallo", "perchè mio marito dice che ..." , etc
Ogni giorno in ambulatorio cerco di contrastare queste false credenze, ma devo confessare di non essere sempre convincente perchè purtroppo, ritengo troppo spesso, scorgo uno sguardo di disappunto , ed allora so che nelle ore o nei giorni successivi il bambino sarà portato in pronto soccorso o in guardia medica, o sarà scelto un altro pediatra, più portato alla agognata prescrizione ...
L’abuso di antibiotici è un fenomeno particolarmente diffuso con le cure fai-da-te, con soggetti che assumono gli antibiotici che hanno in casa senza o contro il parere del medico per trattare "la febbre" spesso dovuta ad infezioni virali .
Il problema della resistenza agli antibiotici da parte dei batteri patogeni è un problema sempre più attuale ed è tanto più preoccupante se si pensa che la scoperta e soprattutto la immissione sul mercato di nuovi antibiotici avviene al rallentatore
Le cause sono varie :
- da vent’anni l’industria farmaceutica non investe più nella ricerca antimicrobica in quanto poco redditizia.
- occorrono almeno 10 anni per giungere alla fase di registrazione, prima di immettere il nuovo antibiotico sul mercato.
- il prodotto ha costi contenuti e viene usato per brevi periodi. Ecco che l’industria farmaceutica preferisce investire allora nella ricerca di nuovi farmaci più costosi e soprattutto utilizzati su pazienti cronici
A causa dell'uso massiccio e indiscriminato dei farmaci antibiotici, molti batteri patogeni hanno sviluppato quella che viene chiamata "resistenza" : in parole povere, il farmaco non è più in grado di uccidere il batterio e quindi l'infezione, diventa incurabile.
Secondo gli esperti, negli ultimi vent’anni lo sviluppo di nuovi antibiotici da una parte e il parallelo uso intensivo dall’altra ha iniziato a vanificare i progressi fatti in questo campo. A fronte di nuove armi per combattere gli agenti infettivi, è così iniziato a emergere il problema della resistenza.
L’uso degli antibiotici, divenuto di routine negli ambienti medici e ospedalieri per prevenire o trattare le infezioni, se fino a oggi è stato d’aiuto nel contrastare alcuni agenti patogeni, potrebbe in futuro essere inefficace .
E' una vera emergenza sanitaria, tanto più aggravata dalla globalizzazione che favorisce il libero scambio/incrocio di ceppi batterici, che danno vita a nuovi micro-organismi resistenti mentre la ricerca farmacologica su questo settore è ferma al palo.
Stiamo tornando velocemente all’era pre-antibiotica !
Ad aggravare questo quadro già fosco è l'utilizzo estensivo degli antibiotici negli allevamenti intensivi
Gli allevamenti di animali sono ormai un sistema industriale che adotta tecniche improntate a massimizzare quantità e velocità di produzione all’interno di una vera e propria catena di (s)montaggio costituendo di fatto una ‘fabbrica di proteine’ dalle pesanti ripercussioni ambientali:
Per produrre 1 kg di carne di manzo occorrono 15.500 litri di acqua; questa produzione, inoltre, comporta l’emissione di 36,4 kg di anidride carbonica, ossia gas serra potenzialmente responsabili del riscaldamento globale.
L’allevamento, inoltre, determina il consumo del 70% di tutte le terre agricole e del 30% di tutta la superficie terrestre.Questi dati sono stati diffusi a Londra nel 2008 dallo scienziato indiano Rajendra Pachauri, già nobel per la pace e presidente dell’Intergovernmental Panel on Climate Change dell’Onu.
Anche la produzione di latte e uova è affidata ad una logica di tipo industriale finalizzata a massimizzare i profitti spingendo la capacità produttiva di mucche e galline ben oltre i loro limiti fisiologici.
Ormoni e antibiotici costituiscono l’arma degli allevatori per rispondere alle esigenze dei loro business a discapito del naturale ciclo di vita.
Nel perverso sistema industriale dell' allevamento intensivo l'animale è una macchina da alimentare con la benzina più efficace per raggiungere i risultati produttivi desiderati e poter "offrire" un prodotto accattivante e di basso costo, in cui la materia prima più pregiata è costituita dall' involucro e dai gadgets...
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