quelli che non mangiano nulla
quelli che mangiano solo cibi dolci
quelli famelici che divorano con qualsiasi cosa a qualsiasi ora...
Le mamme ansiose certamente esagerano nel riferire e ad una indagine appena più accurata si scopre che non è propriamente vero che il bambino in questione non "mangi niente".
I genitori delle generazioni passate assumevano un comportamento che possiamo adottare con successo ed è, non stupitevene, "l'indifferenza" verso ciò che i figli mangiano.
Se il bambino decideva di saltare il pasto, ci si limitava a pensare: "Non avrà fame". Questa indifferenza, in realtà solo apparente, portava con sé un messaggio importante: ognuno, persino un bambino, ha un'innata capacità di stabilire quanto e quale cibo gli è necessario. È l'atteggiamento più spontaneo e naturale, quello che permette ai figli di seguire il proprio istinto e tenere lontane le problematiche psicologiche riguardo al cibo.
Comunque squilibri alimentari sono comuni negli adolescenti ma anche in età infantile e il numero di bambini obesi è in continua crescita.
L' OBESITA' è uno dei problemi di salute pubblica più importanti ed è principalmente causata dai cambiamenti nel nostro modo di vivere e nel nostro modo di rapportarci con il cibo.
La soluzione secondo la nutrizionista Ellyn Satter è la
DIVISIONE DI RESPONSABILITA'
Tuo figlio non mangia? Si vede che non ha fame. Tuo figlio mangia tanto: forse ha bisogno di più energia per funzionare. Tua figlia mangia solo pasta? Beh, la pasta è buona. Magari domani mangierà solo carne. Insomma, immaginiamo per un momento che loro siano competenti e che siano perfettamente in grado di regolare la quantità e la varietà di cibo di cui hanno bisogno.
Voi servite il cibo. Loro se lo mangiano se lo vogliono. Sennò pazienza. Sarà per un altra volta.
La sua idea innovativa viene riassunta così:
I genitori sono responsabili di cosa, quando e dove si mangia;
i bambini sono responsabili di quanto e se mangiare.
Nel suo libro Child of mine , la Satter afferma che i bambini che diventano obesi sono quelli ai quali i genitori hanno limitato l’accesso al cibo. Più si pongono limiti sul cibo, in quantità e qualità, più il bambino si affretta a mangiare tutto quello che gli capita a portata quando ne ha la possibilità, per paura che non avrà cibo più tardi quando gli verrà effettivamente fame.
Il danno maggiore che si viene a creare è quello di far dimenticare al bambino come riconoscere la sensazione di fame e di sazietà, e insegnargli invece a mangiare ogni qualvolta il cibo è a disposizione.
Allo stesso modo, forzare il bambino inappetente a mangiare qualcosa di cui non ha voglia, crea un rapporto conflittuale con il cibo, che in quanto imposizione, diventa qualcosa di spiacevole. E il mangiare qualcosa da evitare a tutti i costi.
In pratica i tradizionali metodi di educazione alimentare (mangia questo perché fa bene, non mangiare questo perché fa male) ottengono più frequentemente il risultato opposto.
Tentare di controllare esternamente l’assunzione di cibo (in modo diretto o indiretto) blocca la sensibilità alla regolazione interna, interferendo con uno sviluppo sociale ed emotivo ottimale e, in ultima analisi, rende i bambini ancora più grassi o più magri di quanto non sarebbero altrimenti.
E come non serve a nulla proibire o costringere a consumare un cibo, così è dannoso utilizzare il cibo come premio o come ricompensa, tutti comportamenti che inducono un rapporto emotivo squilibrato con il mangiare, togliendogli la funzione principale: quella di fornire i nutrienti di cui abbiamo bisogno per crescere e funzionare.
Ma come si fa ad attenersi a questa divisione di responsabilità quando agli occhi del genitore è evidente che il figlio non mangia o mangia troppo? Gli ingredienti per il successo sono apparentemente semplici:
- - offrire pasti ad orari regolari
- - offrire merende sane e nutrienti tra i pasti, in modo che non si arrivi al pasto troppo affamati (ma nemmeno sazi)
- - dare completa possibilità al bambino di scegliere quello che vuole e non vuole mangiare tra le cose che avete preparato, (quindi siete responsabili della QUALITA' del cibo offerto) nelle quantità che desidera.
- - i pasti devono essere consumati seduti, e per quanto possibile devono essere un momento piacevole per la famiglia
Ma soprattutto fidarsi della capacità di autoregolamentazione innata del bambino.
Anche il bambino il cui sistema di regolazione della sensazione di fame e sazietà è stato minato, riesce in breve tempo a ritrovare in se la capacità, una volta che i genitori si attengono alla regola d’oro della divisione di responsabilità.
Resta da capire come comportarsi quando le cose non vanno esattamente lisce.
QUINDI :
- APPROCCIO RILASSATO, NIENTE MINACCE o PUNIZIONI
- NON UTILIZZARE IL CIBO COME PREMIO
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